La Scissione*

Molti autori sostengono che i fatti recenti non sono storia bensì cronaca e ciò riferendosi alla definizione moderna che indica la storia come la narrazione di fatti memorabili realmente accaduti nelle loro intime relazioni di cause ed effetti, e la cronaca una forma rudimentale di storia, cioè narrazione di fatti esposti in modo semplice e secondo la successione del tempo.

Pur avendo personalmente tutt’altra concezione della storia e della cronaca, desideriamo attenerci alle due formulazioni sopradette ciò che, per quanto è stato finora narrato, dimostra aver noi fatto storia mentre ci accontenteremo in quanto esporremo in questo capitolo di «far cronaca » narrando i fatti in maniera semplice -sempre però documentata nei suoi punti essenziali- secondo la loro successione.
Come si è visto dal Convento di San Leo del 1969 l’Ordine Martinista era stato avviato sulla linea prevista dagli Statuti promulgati cinque anni prima ed avrebbe dovuto funzionare iniziaticamente applicando i rituali approvati dalla speciale commissione e promulgati il 10 giugno 1969 con decreto 01/69 del Gran Maestro (1). E questi, ormai sicuro di aver raggiunto quella unificazione sancita in Ancona sette anni prima, ritenne di potersi dedicare alla sua ricerca interiore governando l’Ordine col mezzo dei Gran Maestri provinciali e della Gran Loggia amministrativa.
Le cose si erano incamminate su questa strada e pareva che tutto funzionasse a meraviglia, d’amore e d’accordo col suo più diretto collaboratore, quando la richiesta diretta, da parte di SS.II.II. e addirittura di membri del Supremo Collegio di copie dei nuovi rituali non ricevute, trassero il Gran Maestro della sua tranquillità e lo obbligarono a rimettersi sul « chi vive » (2). Ritenendo tuttavia che un tale ritardo dipendesse da quanto generalmente si verifica nella riorganizzazione dottrinale di un Ordine, ritenne di evitare polemiche.
Ma il campanello d’allarme risuonò quando il suo sostituto gli inviò nell’agosto del 1970, una strana proposta. In sostanza gli prospettava l’opportunità di portare in seno al Supremo collegio, per l’approvazione, una conformazione dell’Ordine che prevedesse non più di trentatré iniziatori, settantadue superiori incogniti e 255 fra Iniziati e Associati in modo che per ognuna delle cinque province stabilite dagli Statuti (che avrebbero dovuto esser modificati in tal senso) il numero dei martinisti non superasse quello di 72. La proposta prevedeva che ciascun gruppo regolarmente costituito non dovesse avere più della metà, meno uno, di membri di sesso femminile (3).
Il Gran Maestro tentò di rendersi conto da quale calcolo esoterico o simbolico una simile conformazione derivasse. Pur ammettendo che il numero 72 aveva una sua importanza esoterica (4) e che quello di 360 (72 martinisti per ognuna delle cinque province) rispondeva al cerchio e, quindi, aveva per lo meno carattere simbolico, non riuscì a inquadrare il numero 33 a meno che non si fosse trattato di un simbolico aggancio massonico. Con vari calcoli, anche applicando ad essi l’aritmosofia (5), non riuscendo a trovare il bandolo, preferì non rispondere anche perché quel 33 lo impensierì, come lo impensieriva la richiesta chiusura dell’Ordine a un numero prefissato.
Peraltro, con la convocazione del Convento annuale del 1970 che ebbe luogo per la seconda volta, nell’ottobre di quell’anno, a San Leo, dove si svolse regolarmente senza intoppi, con un rispetto formale per il Gran Maestro che non lasciava adito a sospetto di alcun genere, anche questa strana proposta fu dimenticata.
Nel successivo gennaio il Gran Maestro riceveva un numero della « Tradizione esoterica », bollettino ciclostilato personale di Nebo (Brunelli), dispensato a sua cura agli « amici del Martinismo » (e chi erano, oltre ai martinisti?) in cui si annunciava la costituzione di un nuovo gruppo a Firenze e che un altro sarebbe sorto in Sicilia. Questo bollettino, non autorizzato ma subito, presentava poi un piano di lavoro collettivo per il 1971 che non avrebbe dovuto esser conosciuto da estranei, seppur « amici ». In più vi era diramata una nota organizzativa per la prima provincia dell’Ordine, in un paragrafo della quale si dichiarava- contrariamente alla tradizione martinista- che non esisteva alcun « ostacolo all’invio- a chiunque ne farà richiesta purché almeno del II grado- degli elenchi dei membri dell’Ordine nelle rispettive regioni ». Successivamente cadeva nelle mani del Gran Maestro un rituale giornaliero « riservato ai membri dell’Ordine Martinista italiano di rito B » che violava i rituali unificati e poneva l’Ordine nella situazione antistante (6).
Il Gran Maestro pazientò: le intenzioni del suo aggiunto si stavano suo malgrado scoprendo con la costituzione di gruppi non autorizzati e con la divisione dell’Ordine in rito A e rito B, decisa a insaputa del Gran Magistero ed anche se non di tutto il Supremo Collegio, certo di una parte di esso.
Intanto il 13 e il 14 marzo si svolgeva a Napoli, regolarmente autorizzato, un congresso dei martinisti della quinta provincia sul tema « L’Alchimia ». Dieci giorni dopo il Gran Maestro provinciale di detta giurisdizione dava le sue dimissioni adducendo la sua volontà di isolarsi col suo gruppo dall’organizzazione amministrativa dell’Ordine, affermando che « le dolorose circostanze che a tanto mi costringono – in buona parte già note all’amatissimo fratello Nebo (Brunelli)- saranno da me precisate in separata sede ». Il Gran Maestro respingeva le dimissioni affermando che immaginava la loro causa. La risposta arrivava il 4 aprile con la promessa di inviare quanto prima una dettagliata relazione « della squallida vicenda ». Però, con altra lettera del 9 aprile il Gran Maestro della quinta provincia riconfermava le sue dimissioni sostenendo che la sua tarda età e il suo stato di salute non gli permettevano di curare l’incarico come avrebbe voluto. Il Gran Maestro, con due decreti, rifiutava le dimissioni autorizzando tuttavia un periodo di vacanza fino a guarigione avvenuta, avocando a sé, per tale periodo, la guida della provincia. Il 15 maggio giungeva da Napoli un rapporto particolareggiato su quanto si era verificato durante il congresso colà tenuto. Contemporaneamente a Milano e a Genova si verificava una specie di levata di scudi di due SS.II., uno contro il proprio iniziatore, l’altro in combutta col primo. Ambedue, anziché presentarsi al Gran Maestro a chieder lumi, si recavano dal Gran Maestro aggiunto che dava direttive, sua sponte, senza avvisarne il Gran Magistero. Nel frattempo giungevano dall’estero alcune notizie su quanto si era verificato e si stava verificando in Liguria nei quadri dell’Ordine, e da Bologna si annunciava che il Congresso della prima e seconda provincia dell’Ordine, ordinato dal Gran Maestro, era stato rinviato sine die dal Gran Maestro aggiunto e che si era costituito un nuovo gruppo per il quale si chiedeva la regolarizzazione (7).
Il Sovrano, vagliata la situazione, il 25 maggio, con i decreti 03 e 04/71, avvalendosi dei suoi poteri decisionali, convocava a Bologna, per il 17 luglio, il Congresso della prima e seconda provincia, e per il giorno successivo una riunione straordinaria del Supremo Collegio con il seguente ordine del giorno: « Relazioni dei Gran Maestri provinciali, Relazione del Gran Maestro Aggiunto, Comunicazioni del Sovrano Gran Maestro, Proposte del Sovrano Gran Maestro per una ristrutturazione dell’Ordine. Uscita dalla catena Martinista di alcuni fratelli, Varie »
Alla riunione del Collegio, presenti i SS.II.II. Aldebaran (G.Ventura) Gran Maestro dell’Ordine, Nebo (Brunelli), Gran Maestro Aggiunto, Vergilius (Caracciolo) Gran Maestro della 2a provincia, Sirius Gran Maestro della 3a provincia, Aloysius Gran Maestro della 4a provincia, Altair Cancelliere dell’Ordine, Immanuel Gran Tesoriere e, per delega generale al fratello Vergilius (Caracciolo), Spartacus Gran Maestro della 5a provincia, (assente giustificato, in quanto temporaneamente all’estero, Ignis Gran Maestro della 1a provincia), segretario senza diritto di intervento e di voto il fratello Vega, furono posti sul tappeto tutti i fatti verificatisi negli ultimi sette mesi e particolarmente le costituzioni occulte di gruppi non autorizzati dal Gran Magistero, la questione dei rituali collettivi di rito A e B distribuiti senza autorizzazione dal Gran Maestro Aggiunto, le levate di scudi di Genova e Milano e la questione napoletana. Su proposta del Gran Maestro fu posta ai voti la disposizione magistrale per la costituzione dei gruppi così enunciata: « I gruppi martinisti per esser regolari dovranno comprendere nel loro piedilista elettivo almeno un elemento di sesso femminile e un altro elemento non massone o, quanto meno, se composto di tutti massoni, che almeno uno non appartenga alla stessa formazione massonica degli altri componenti del gruppo ». La proposta, dopo ampia discussione, fu approvata a maggioranza per alzata di mano con sei voti favorevoli (Aldebaran (G.Ventura), Vergilius (Caracciolo) Immanuel, Altair, Aloysius, Spartacus) e due contrari (Nebo (Brunelli) e Sirius). Si passò poi alla discussione dell’articolo 7 degli Statuti essendo stato il Gran Maestro accusato di aver sempre agito di sua iniziativa senza aver mai interpellato il Supremo collegio (8) e fu posta in votazione, dopo due emendamenti, l’interpretazione autentica dell’articolo 7 proposta dal Gran Cancelliere AItair, così enunciata: « Il Sovrano Gran Maestro è il capo dell’Ordine Martinista, il depositario delle sue tradizioni, il guardiano dei suoi principi dottrinari, il conservatore dei suoi archivi essenziali e di probazione il cui deposito dovrà esser trasmesso intatto al suo successore.
Eli rappresenta l’Ordine in tutte le circostanze ed egli solo ha il diritto di trattare in suo nome a meno che non deleghi i poteri al Gran Maestro Aggiunto o ai componenti del Supremo Collegio dei SS.II. In sostanza il Sovrano Gran Maestro governa l’Ordine con autorità sovrana personalmente. Qualora ritenga di convocare e sentire il Supremo Collegio sarà vincolato alle decisioni dello stesso, prese a maggioranza assoluta; a tali provvedimenti del Supremo Collegio darà forza esecutiva apponendovi la sua firma e il suo sigillo. Per quanto riguarda il Gran Maestro Aggiunto, rimangono inalterate le disposizioni e prerogative di cui all’articolo 8. Il Supremo Collegio, quando non è convocato dal S.G.M. potrà esserlo dalla metà più uno dei suoi membri ».
‘Tale enunciazione dell’art. 7 fu approvata a maggioranza con due astensioni (il sovrano Gran Maestro e il Gran Maestro Aggiunto). Fu poi posta ai voti una terza proposta, riguardante la questione di Genova e Milano che invitava i SS.II. Celsus e Ianus a presentarsi davanti al Gran Maestro per riferire sul loro comportamento, proposta approvata alla unanimità (9).
Il Gran Maestro si era rimesso al giudizio del Supremo Collegio e, quindi, quanto era stato stabilito con regolari discussioni e votazioni erano decisioni dello stesso Collegio e non -come si volle poi farle apparire- decisioni dittatoriali o, quanto meno, « un colpo di mano ». Non è poi possibile, in breve, riportare quanto tali decisioni collegiali provocarono. Tuttavia, attenendoci come promesso alla cronaca e accontentandoci di riportare nelle note il minimo indispensabile di quanto ci è stato permesso di esaminare, i fatti si verificarono come segue:
1 ) Il giorno successivo alla riunione il Gran Maestro Aggiunto, adducendo che la decisione sulla costituzione dei gruppi martinisti avrebbe provocato la « semidistruzione » dell’Ordine, dava le sue dimissioni dalla direzione della Gran Loggia Amministrativa, concludendo la sua lettera così « resto in attesa delle comunicazioni per la trasmissione del materiale della loggia stessa » (10).
2) In risposta alle respinte sue dimissioni (lettera 19 agosto del Gran Maestro) Nebo (Brunelli) rispondeva il 23 stesso con una lettera in cui, pur confermando le dimissioni, usava un tono conciliante e remissivo confermando l’organizzazione del previsto Convento generale a Spoleto. Sei giorni prima, peraltro, aveva inviato (il 18 agosto) ai SS.II.II. Lucius, Niytia, Lysis, Immanuel, Galahad, Zorobabel, Spartacus, Melkior, Ignis, Celsus, Sirius, Aloysios, una lettera in cui scriveva di « momento critico del Martinismo italiano » e rilevava la necessità « di confermarvi in modo inderogabile nei vostri poteri e nei vostri doveri come SS.II.II. rilasciandovi un attestato dal quale non dovrete mai separarvi e che conferma e chiarisce detti poteri e detti doveri. Qualsiasi indirizzo possano prendere le vostre strade certo che ad essi rimarrete comunque fedeli senza tradire quella fiducia che il vostro Iniziatore a suo tempo ha riposto in voi » (11). L’attestato era rilasciato su carta intestata all’Ordine Martinista degli Eletti Cohen il che dimostrava come il Gran Maestro Aggiunto, nonostante le sue dichiarazioni verbali e scritte davanti a quelli ch’egli aveva qualificato di « sua filiazione », a San Leo, non aveva mai rinunciato a mantenere un Ordine dentro a un altro e a volerlo dirigere in violazione del trattato di unificazione da lui e dagli altri sottoscritto in Ancona. La lettera e l’attestato, poi, erano stati preceduti da una comunicazione agli stessi SS.II.II. nella quale si interpretavano, a senso unico, le decisioni del Supremo Collegio.
3) Il Gran Maestro, che aveva lasciato correre la lettera del 18 agosto ( cfr. supra ), giunto a conoscenza della comunicazione precedente, ritenne di puntualizzare agli stessi SS II.II. quanto di inesatto era stato scritto dal suo aggiunto.
4) Pochi giorni dopo giunse al Gran Maestro – questa volta direttamente da Nebo (Brunelli) – la copia fotostatica di una lettera indirizzata: da Nebo (Brunelli) G.M.A. ad Aldebaran (G.Ventura) S.G.M. e, per conoscenza ai SS. II.II. in indirizzo (mancava del tutto l’indicazione di questi SS.II. ) Tale lettera, più che polemica pressoché offensiva e decisionale, ottenne una risposta sinterizzata in 76 punti, tanti quante erano le affermazioni a senso unico in essa contenute A questi 76 punti il Gran Maestro aggiungeva uno scritto personale in cui esprimeva il suo desiderio di dirimere tutto purché la disciplina fosse ristabilita e il tentativo di scissione rientrasse (12).
5) Pur mantenendo i contatti e la sua carica di G.M.A. (13) Nebo (Brunelli) convocava per il 12 settembre a Roma alcuni SS.II.II. Su questa riunione si hanno notizie di una lettera di Galahad che vi partecipò e che votò anche a favore di quanto colà sarebbe stato deciso (14). Spartacus, che vi era stato invitato, non vi si recò e rispose all’invito soltanto il 23 successivo (15) . Di sicuro erano presenti oltre a Galahad, Nebo (Brunelli), Aloysius, Sirius, come risulta da una lettera di Aloysius del 13 settembre.
6) Tre giorni dopo da riunione romana, su carta intestata all’Ordine Martinista degli Eletti Cohen (16), a firma del Gran Cancelliere Sirius, era inviato in copia al Gian Maestro un decreto col quale tale Ordine veniva risvegliato nel suo circolo esterno e si denunciava l’unificazione di Ancona. Aloysius era nominato Grande Ispettore dell’Ordine risvegliato e Gran Maestro sostituto In tale decreto si auspicavano azioni adatte a stabilire una armonica convivenza e rapporti fraterni col Martinismo italiano (si specificava « catena Sinesius (Sacchi) , Flamelicus (Allegri), Artephius (Zasio), Manas (Bandarin), Aldebaran (Ventura)»). Il decreto era allegato a una lettera in cui si affermava: « Ti lascio in meditazione profonda sulle cose che sei riuscito (spero inconsapevolmente) a disgregare ».
7) Il Gran Maestro rispondeva il 24 settembre, nonostante il parere contrario di autorevoli fratelli, promulgando il decreto 09/71 (17) col quale offriva una mano, disposto a rimettere al Supremo Collegio il giudizio sul seguente ordine del giorno: 1° Ripresa in esame, della modifica della composizione dei gruppi martinisti sulla base di indicazioni fornite dai fratelli e sorelle del gruppo romano. Il fratello Aloysius è incaricato della relazione, 2° Poteri dei SS.II. nella loro qualità di liberi iniziatori e in quella di Filosofi incogniti dei gruppi martinisti (17 bis); 3° Varie. Il Gran Maestro Aggiunto è incaricato di fissare la data e la località della riunione.
8) La risposta del G.M.A. (18) porta la data del 27 settembre ed era indirizzata anche ad Aloysius. In sostanza si rifiutava la convocazione del Supremo Collegio e si proponeva una riunione a tre (Gran Maestro, suo Aggiunto e Aloysius) sulla base di 13 punti. alcuni dei quali discutibili ma accettabili ed altri che prevedevano la libertà degli Iniziatori di usare tecniche personali mistiche, teurgiche ecc. da essi ritenute più idonee, la parificazione delle Gran Maestranze regionali a quella nazionale, con incarichi « pro tempore » anche a semplici superiori incogniti, spostamento delle attività dell’Ordine nelle Grandi Maestranze provinciali con piena autonomia; nessuna remora alla pratica teurgica, definitiva dichiarazione di chi in Italia aveva diritto a reggere vari Ordini e la Chiesa gnostica apostolica e scambio di riconoscimenti, deferimento a una commissione di probiviri delle questioni personali ( ?? ) recentemente insorte, accordo plurimo sui membri e sulle cariche di governo « da cui dovrebbero essere esclusi coloro che possono trasformare le fraterne eventuali riunioni in tornate simili a quelle che si verificano nelle vecchie osterie di Trastevere e chi segue delle teorie iniziatico-liberatrici tipo Rasputin & C… ».
9) Il Gran Maestro prese tempo aspettando le proposte di Aloysius, sperando in un ravvedimento che non venne. Aloysius, infatti, rispose il 29 settembre dichiarandosi a disposizione per l’incontro a tre, da effettuarsi a Bologna, ma senza prendere in considerazione il decreto 09/71 che pur affermava di aver ricevuto. Si lagnava, poi, di trovarsi tutti immersí in una gran confusione di carte e di parole. Il Gran Maestro, non intendendo patteggiare sulla tradizione dell’Ordine e sui suoi statuti e tanto meno con due persone che si erano dichiarate (o avevano accettato, ciò che era il caso di Aloysius) Gran Maestro e Gran Maestro sostituto di un Ordine « risvegliato » in opposizione a quello regolare, ritenne suo dovere di interrompere ogni trattativa non essendosi accettato di rimettersi al Supremo Collegio. Riportiamo integralmente la lettera del Gran Maestro, diretta ad Aloysius e, in copia a Nebo (Brunelli) lettera che avrebbe dovuto chiudere la malaugurata vicenda:

« Caro Aloysius, Hai ragione. Non è più tempo di parole e di carte. È tempo di fatti. E i fatti si riassumono in breve: Non c’è alcuna rivalità perché la rivalità deriva da rivale, che vuol dire antagonista, avversario, competitore, concorrente, contrastante. Ed io non posso rivaleggiare con nessuno dentro all’Ordine Martinista essendone il capo. Se rivalità, dunque, c’è, essa non può provenire da me ma da altri. E, in questo caso, non si può trattare di rivalità se non nel senso di contrastante ed oggi ribelle Non contro di me, ma contro l’Ordine da me rappresentato e il suo Supremo Collegio.
Si tratta, semplicemente, secondo la prassi martinista, di una uscita dalla catena di singoli componenti per ragioni che è meglio ignorare.
Per quel che si riferisce a un’eventuale combinazione resta fermo il decreto 09/71 una revisione, cioè, di quanto deciso dal Supremo Collegio a Bologna sulla base delle proposte dei fratelli romani, revisione che solo il Supremo Collegio può esaminare e non dei singoli tra i quali uno vorrebbe rappresentare un nuovo Ordine e dettare i punti sui quali discutere. Si tratterebbe cioè, di un “mercato delle vacche”, come si usa negli ambienti politici, mercato che l’Ordine Martinista non può accettare e neppur prendere in esame in via preliminare perché non si vendono i beni dottrinali, tradizionali e iniziatici di un Ordine per mantenere insieme persone che hanno ampiamente dimostrato col loro comportamento di voler creare una scissione.
Non verrò a Bologna il 10, prima perché non posso, ma anche se avessi inteso venirci non avrei mai discusso i 13 punti proposti. Non sto a prenderli in esame perché parlano da soli. Era mia speranza, e in tal senso scrissi a Nebo (Brunelli) dopo aver ricevuto quel dictat, che tu proponessi qualche cosa da prendere in considerazione. Tu non proponi nulla ma accetti, in sostanza. L’invito suo a un colloquio sulle sue basi ed io quindi mi rifaccio al mio decreto: il Supremo Collegio è stato convocato e si radunerà: penserò io a fissarne la data. Chi non si presenterà (e io so già oggi chi sono) dimostrerà definitivamente ciò che vuole.
Ti ringrazio, sei libero come già ti dissi di fare le tue scelte, ed è mia speranza viva e fraterna che qualunque sia la tua posizione futura, le nostre fraterne relazioni non ne saranno alterate.
Ti abbraccio e ti do atto che tu hai fatto, nei limiti del possibile e delle tue visioni e anche delle tue resipiscenze, dopo i voti favorevoli di Bologna, quanto potevi per bloccare una situazione che, ormai, nessuno poteva fermare.
Mi auguro invece che Nebo (Brunelli) ci ripensi. Tuo afI.mo Aldebaran (G.Ventura) ».
Alla lettera fu aggiunto un codicillo a mano: Le carte, dici, non contano. E quindi non te ne invio copia. Ma in questo momento, proprio mentre me ne andavo a imbucare, ricevo una lettera di Galahad il quale si dichiara fedele e affrerma che a Roma è stato giocato perché, testualmente: ” mi rallegrai per la conclusione alla quale si era giunti: un rispettoso tentativo perche il S.G.M. riprendesse in esame i punti trattati a Bologna e le disposizioni emanate circa la strutturazione interna delle Logge”.
Non riporto di più e non faccio commenti. Ti abbraccio » (19).
Purtroppo la polemica continuò, anche su pubblicazioni inviate un po’ da tutte le parti e, finalmente, si concluse: Il gruppo dissidente si riunì a Roma il 31 ottobre proclamando (Gran Maestro il fratello Aloysius e suo sostituto Nebo (Brunelli). Si seppe poi che Aloysius era stato anche nominato Primate d’ltalia della chiesa gnostica apostolica. Ma, colpito da infarto dovette abbandonare la carica che, dopo la sua morte, avvenuta nel 1972, fu assunta da Nebo (Brunelli). Il gruppo sorto dalla dissidenza prese il nome di Ordine Martinista di Lingua italica e continuò ad usare, non si sa con quale scopo, brevetti, carta intestata, timbri e sigilli dell’Ordine dal quale si era separato che non aveva restituito a chi di diritto nonostante le richieste fatte (20). Poi fu dichiarata una « Associazione di Liberi Iniziatori » (21). Infine sulla rivista Conoscenza fu riorganizzato come Ordine Martinista Antico e tradizionale (22).
Pare che le dottrine e le « tecniche » seguite da questo « antico e tradizionale » Ordine siano quelle che provocarono le polemiche, la diarchia e la dissidenza. Risulterebbe, peraltro, dai brevetti depositati nell’Archivio dell’Ordine da un cospicuo numero di Uomini di desiderio che si erano lasciati illudere al momento della scissione e che han fatto ritorno alle vere origini martiniste, nonché dagli approcci tentati da altri, che queste dottrine e tecniche non abbiano dato buoni risultati, con ciò dando ragione a chi vì si era opposto « con tutti i mezzi a sua disposizione » a cominciare dalla tolleranza e dalla arrendevolezza sperando in bene fino a giungere a quel punto che tolleranza, arrendevolezza e speranza non più permettevano, ma obbligavano alla fermezza.
Nell’A.O.M. -almeno in quella parte che ci è stata posta a disposizione – esistono due grosse cartelle contenenti il « Fondo Scissione 1971 », composto di ben 304 documenti. Diamo, nell’ordine tenuto dalla « scheda » guida, gli argomenti trattati in detto fondo: Fascio 1°: Cause prime (in 7 gruppi); Fascio 2°: Preliminari (in 5 gruppi), Fascio 3°. Ribellione (in 5 gruppi), Fascio 4°: Polemiche (in 14 gruppi); Fascio 5°: Allegati (in 5 gruppi).

1  A.O.M. – Rituali, Fascio 11, mazzo B.
2 E’ sintomatico il fatto (cfr. nota 18 al precedente capitolo) che il S.I.I. Aloysius Gran Maestro della 3a provincia, dovette chiedere in prestito l’originale delle Norme per l’lniziatore e copiarsele perchè la Gran Loggia Amministrativa non gliele aveva inviate. Similmente un altro componente del Supremo Collegio (Immanuel) dovette chiederle al Gran Maestro e fu autorizzato a farne riprodurre un certo numero che poi rimise al Gran Magistero.

3 A.0 M. Scissione, Cause prime.
4 36 e non 33 è un numero kabbalistico che rappresenta la somma dei 22 canali o segni della scrittura ebraica con le dieci sephirot dell’Adam Kadmon più i quattro segni nei quali si identificano i quattro metodi per la comprensione della Tora intesa come parola e scrittura di Dio; 72 è il numero dei nomi che compongono il grande Schem hammephoras ed è anche il numero dei Veglianti.
5 Esist in A O.M. – citato uno studio effettuato sulla proposta e ad essa legato..
6 Ibid em.
7 Idm., Cartelle Ianus, Celsus, Spartacus, Ignis. Vergilius (Caracciolo), Zorobabel.
8 Accusa che non risponde esattamente al vero. In effetti, come risulta dal registro dei verbali, il Supremo Collegio, dopo la riunione del 5 novembre 1967, nella quale fu eletto il successore di Manas, fu convocato il 3 ottobre 1969 (pagine 39 40, 41), il 16 ottobre 1970 (pagine 42, 43) e il 18 luglio 1971 (pagine 44, 45, 46, 47, 48). Le prime due riunioni portano le firme dei partecipanti e dal verbale risulta che il Supremo Collegio approvava od accoglieva le disposizioni del Gran Maestro e le sue proposte. L’ultima, che provocò la scissione, pur sunteggiando quanto fu detto proposto e discusso, non è stata fatta firmare dai superstiti componenti dcl Supremo Collegio (Aldebaran (G.Ventura), Vergilius (Caracciolo), Altair, Spartacus, Immanuel) per uno scrupolo (che a nostro avviso è eccessivo) essendo usciti dalla catena gli altri partecipanti, e cioè Nebo (Brunelli) Sirius e Aloysius.
9 A.O.M. – Registro verbali e raccolte decreti.
10 Idem. – Scissione – Fascicolo B, lettera 19 luglio 1971
11 Idem. Va notato in proposito che i martinisti, all’atto in cui sono loro concessi i poteri iniziatici, diventano indipendenti dal loro Iniziatore e rispondono soltanto alla loro coscienza e, se fanno parte della catena dell’Ordine, all’Ordine stesso. Sulla questione, poi – più volte avanzata dal Gran Maestro Aggiunto – dell’assoluta indipendenza dei SS.II. Iiberi iniziatori dalle regole dell’Ordine, e dalle disposizioni del Gran Maestro o di chi per Iui, vale la pena di riportare le disposizioni emanate da Papus, fondatore dell’Ordine, nel 1893: « In avanguardia all’Ordine, o ovunque nella società profana, si trovano i Liberi iniziatoti, che hanno il potere di iniziare direttamente, senz’altro controllo oltre quello della loro coscienza, ai simboli dell’Ordine, ripartito in tre gradi. Questi Liberi iniziatori, quando vogliono proseguire gli studi o aumentare i loro mezzi d’azione si indirizzano al Supremo Consiglio composto di ventuno membri e di tre camere, la cui sfera d’autorità è così ripartita: Dei Delegati locali fondano dei gruppi martinisti di tre membri al minimo dipendenti dall’autorità di un Delegato generale per un paese dipendente direttamente dal Supremo Consiglio. Quando il numero degli iniziati è elevato si costituisce una loggia martinista che diviene proprietà del suo fondatore sotto le condizioni di obbedienza ai regolamenti dell’Ordine e sotto la riserva delle speciali modificazioni che ogni Sovrano delegato generale può stabilire nei paesi stranieri. E’ così che più logge possono federarsi per formare un Gran Consiglio Martinista posto sotto l’autorità diretta del Sovrano delegato generale » . (Cfr. Nota complementare sull’Ordine Alartinista in A.O.M. – Tesoro. Cfr. anche: Ph. Encausse: Sciences Occultes, sa vie son oeuvre, Ocia, Paris, 1949).
12 A.0.M. – Scissione, Fascicolo corrispondenza con il G.M.A. Il Gr. Maestro, a questo proposito scriveva: «Non voglio scissioni, le rimpiangeresti perché a un certo momento – perduti i giovanili ardori – ti accorgeresti che non sarebbe dipeso da me ma dal principio errato della omogeneità (massonica) dei gruppi martinisti. Ti abbraccio davanti alle Luci e ti ripeto che nulla ho contro di te, né contro nessuno ».
13 Ibidem. Lettera Nebo (Brunelli) dell’8-IX-71 « Se desideri un atto di umiltà da parte mia io faccio ricorso alla tua sovranità purché esista questa soluzione, non solo, ma sono pronto a dimettermi anche dalla carica di G.M.A. purché sia lasciato libero di agire da S.I. I. con coloro che ho iniziato ».
14 E’ interessante, a proposito di Spartacus, la sua lettera del 23 settembre 1971 spedita al G.M.A. e, in copia al Gr. Maestro: « Carissimo Nebo (Brunelli), ho ricevuto la tua lettera del 19 corrente che inizia con la seguente frase. “Ti ringrazio innanzitutto per la delega giunta in tempo”. Sono rimasto molto perplesso: come hai fatto a ricevere una delega che non ho scritto e tanto meno inviata? (…) Ti prego di mandarmi la copia fotostatica della delega ricevuta: sarà mia cura farne periziare la firma. In attesa abbiti il mio fraterno abbraccio » (A.O.AI. citato Spartacus).
15 Da Galahad al Gran Macstro, Carissimo fratello (…) Partecipai all’incontro del 12 settembre a Roma e mi rallegrai per la conclusione alla quale si era giunti: un rispettoso tentativo perché il S.G.M. riprendesse in esame i punti trattati a Bologna e le disposizioni emanate circa la strutturazione interna delle Logge. (Idem – Galahad)
16 L’Ordine martinista degli Eletti Cohen era stato sciolto a Parigi nell’ottobre 1962 e, per 1’Italia, ad Ancona nel successivo dicembre (A.O.M. – . Convento Ancona – Ultimo Bollettino Ordine Martinista degli Eletti Cohen).
17 Indirizzato a: Nebo (Brunelli) G.M.A., Altair Cancelliere, Immanuel Gr. Tesoriere, Ignis G.M. 1a provincia, Vergilius (Caracciolo) G.M 2a prov., Sirius G M. 3a prov., Aloysius G.M. 4a prov., Spartacus G.M. 5a prov., Lucius Philosofo Inc. del gruppo ” Seth “, Galahad Philosofo inc. del gruppo ” Graal ” e, p.c. Hermete Sovr Gr Comm degli Eletti Cohen, Ph. Encausse Presidente Onorario dell’Ordine Martinista internazionale.
17 bis I suggerimenti del gruppo romano riguardavano la possibilità di modificare il testo costituzionale, relativamente alla composizione interna delle Logge, non essendo possibile assodare con certezza se l’aspirante all’iniziazione martinista rivesta la qualità di Libero muratore; di esaminare la posizione dei Liberi iniziatori, di includere negli Statuti l’incompatibilità di mantenere compiti di governo dell’Ordine da parte di membri che rivestano cariche di equivalente natura o responsabilità in organizzazioni massoniche o similari (id. gruppo C del Fascio III).
18 In questa lettera vi è un’importante ammissione circa il risveglio dell’Ordine Martinista degli Eletti Cohen: « La riapertura e il risveglio del cerchio esteriore del nostro Ordine ( intendeva quello degli Eletti Cohen: – N.d.A.) è un fatto, esso non si può ignorare (… ) La legittimità o meno di tale atto può essere discussa da tutti, le loro opinioni tuttavia possono anche avere un valore nullo soprattutto se provengono da persone interessate a dimostrare il contrario. (Idem, gruppo B). Tale ammissionc fu poi confermata in altra lettera (del 3 ottobre 1971 – ibidem) in cui scriveva: « Concordo con te che è perfettamente sterile discutere sulla validità o meno della legittimità della riapertura della sezione esteriore dell’O.M.d.E.C. in quanto, un gruppo di SS.II.II. comunque sia può sempre ottenere (ammessa la illegittimità, ma non concessa per ragioni che qui sarebbe arduo e lungo spiegare, ma che ad ogni momemo posso spiegare) il riconoscimento del Martinismo papussiano internazionale o quello del Martinismo (filiazione russa ecc. ecc. ) in qualsiasi momento .. »
19 Ibidem – Aloysius
20 AO.M. – Brevetti restituiti all’Ordine da numerosi fratelli rientrati in esso.
21 Idem` – Philalettes e sue conseguenze (cir. . anche Bollettino dell’Ordine Martinista, n.18, Anno 1976, rubrica Documenti).
22 Cfr. Bollettino Ordine Martinista nr.15 settembre 1975.

* I contenuti del presente capitolo sono stati estrapolati dal libro “Tutti gli uomini del Martinismo” Edizioni Atanor - Roma