Al Convento di Ancona Aldebaran (G.Ventura), Manas (Bandarin), Nebo (Brunelli) e Sirius avevano fìrmato un protocollo aggiuntivo che stabiliva la ristrutturazione amministrativa dell’Ordine, la sua giurisdizione territoriale e la costituzione di due commissioni, la prima composta da Manas (Bandarin) e Nebo (Brunelli) incaricata di redigere gli statuti e regolamenti, la seconda, affidata ad Aldebaran (Ventura) ed Hermete, con il compito di unificare, rielaborandoli, i rituali usati dai due gruppi riunitisi in Ancona (1). Durante tale rielaborazione i SS.II. erano autorizzati ad usare, fino alla promulgazione dei nuovi rituali, quelli in uso prima dell’unione.
Fu un grave errore: già le prime bozze degli statuti si presentarono come un riassunto di quelli massonici La tendenza, che non aveva mai abbandonato i martinisti-massoni, di prendere a modello la Libera muratoria con tutti i suoi pregi, difetti e la degenerescenza democraticizzante, aveva preso la mano ai due componenti della commissione, e solo la fermezza di Artephius, coadiuvato dal suo plenipotenziario, riuscì ad eliminare quanto avrebbe esautorato i poteri del Gran Magistero, ipotizzato dei gruppi martinisti irrealizzabili, stabilito un tribunale e resi obbligatori dei giuramenti.
Nell’archivio esistono ben quattro stesure di detti statuti, corrette, e anche chiosate, da Artephius (Zasio) e Aldebaran (G.Ventura). Dall’ultima, dattilografata da Manas (Bandarin) e revisionata dal Sovrano e dal suo Aggiunto, furono poi promulgati, il 22 novembre 1964, i nuovi statuti (2): erano passati due anni dalla firrna del protocollo di unificazione. Il Gran Maestro si era ammalato con alti e bassi e il suo sostituto si era trovato ad esercitare una difficile reggenza a causa delle difficoltà e insufficienza delle comunicazioni epistolari in argomenti tanto delicati. Erano poi affiorati motivi polemici a causa della pretesa dei confluiti nell’Ordine di considerarsi provenienti da « altra filiazione » e di poter, per tale ragione, imporre le loro vedute visto che avevano subito posto in essere un proselitismo indiscriminato in massoneria e fra i membri della società Teosofica raggiungendo, in tal modo, una maggioranza numerica. Tali pretese poggiavano anche sulla posizione presa dal Gran Maestro, diretta a non modificare in alcun modo i ritualini di apertura e chiusura dei lavori promulgati nel 1945 sotto il Magistero di Flamelicus (Allegri), e ricavati dalle « costituzioni » di Sinesius (Sacchi) del 1920.
Un’eco di tali pretese si ha in una lettera diretta contemporaneamente a Manas (Bandarin) e ad Aldebaran (G.Ventura) da Nebo (Brunelli) il 13 novembre 1964, appena gli fu noto che gli statuti stavano per essere promulgati: « Sistemata la grossa deficienza che avevamo -scriveva Nebo (Brunelli)- dovremo procedere alla unificazione amministrativa delle carte ecc. Pertanto propongo: 1) Regolarizzazione (se così posso esprimermi) di tutti i SS.II. della mia catena, mediante il rilascio di brevetti in uso possibilmente figuranti -per quelli iniziati da Philalettes – Artephius o Aldebaran (G.Ventura) come iniziatori. Per far ciò proporrei di trasmettere l’elenco e i rispettivi dati, invitando tutti i SS.II. a bruciare all’atto della ricezione dei brevetti regolari, gli attestati provvisori in loro possesso; 2) regolarizzazione delle logge esistenti, mediante rilascio delle patenti regolari (.. ) Contemporaneamente proporrei l’adozione di un unico testo per il giuramento indipendentemente dal rito che viene praticato ». Dalla lettera risultava l’esistenza di una <> e di una <> (3).
Nello stesso tempo Nebo (Brunelli), senza attendere l’autorizzazione, inviava a tutti i SS.II.II. « della mia filiazione » (così scriveva) e ai « SS.II.II. assimilati » (e che voleva dire? Semmai gli assimilati erano proprio quelli che egli chiamava i << suoi >>) una circolare in cui comunicava la promulgazione degli statuti, dando per scontate le proposte da lui avanzate (4).
Era cominciata la storia della « mia » filiazione che doveva far in parte naufragare, quanto sottoscritto in Ancona.
Aldebaran (G.Ventura), concertatosi con Artephius, rispondeva il 10 dicembre successivo con una letttera ufficiale di cui si riportano i punti essenziali:
« da Aldebaran (G.Ventura) S.I.G.M.A. a Nebo (Brunelli) S.I. e p.c. a Manas (Bandarin) S.I.
Salute e Comunione
« (…) Per quanto si riferisce alle richieste da Te avanzate per la regolarizzazione dei fratelli e delle logge che da essi dipendono, la questione -come ben ricorderai- era già stata da Noi posta poche settimane dopo le dichiarazioni sottoscritte ad Ancona, e rinviate su tua stessa richiesta, prima tacita poi espressa. Nulla è cambiato da allora ad oggi: la Grande Montagna, custode della tradizione dell’Ordine e di quanto da essa promana per la maggiore efficienza e regolarità delle questioni di carattere iniziatico, si richiama a quanto espresso e formalmente e sostanzialmente da Te accettato a conclusione dei lavori ad alto livello svoltisi fra Noi, Te, Manas (Bandarin) ed Hermete due anni or sono. Pertanto, per quanto si riferisce al punto primo provvederemo, avvalendoci dei nostri poteri che a tutt’oggi ancora possediamo (5), a rilasciare (non sostituire) a tutti i SS.II.II. a suo tempo chiamati a far parte della catena martinista da chi sappiamo, i regolari brevetti con le qualifiche che essi si sono conquistate con la loro dedizione e meditazione. Essi riconosceranno per loro iniziatore colui che darà loro il numero e la sigla iniziatica, e su queste basi dovranno poi modificarsi i numeri e le sigle eventualmente concesse a coloro ch’essi avranno, finora, a loro volta iniziati: ci riserviamo poi di perfezionare l’atto formale con la cerimonia rituale non appena se ne presenti la possibilità. Attendiamo quindi l’elenco di tutti i SS.II.II. di tale filiazione purché iniziati antecedentemente alla data della sospensione dei poteri al noto ex fratello traviato, e provvederemo in conseguenza. E’ peraltro Nostra ferma convinzione, corroborata e sancita dalla tradizione di cui per delega abbiamo la Custodia, che tale ” regolarizzazione” sia preceduta dal deposito negli Archivi dell’Ordine degli attestati provvisori in loro possesso o di quanto d’altro giustifichi e garantisca l’avvenuta loro entrata nella catena martinista con la qualifica di cui attualmente godono. Noi non faremo alcuna discriminazione (salvo per V . . . s ) attenendoci a quanto fu stabilito e liberamente da Noi sottoscritto o verbalmente garantito ( … ). Per quanto si riferisce al punto due sarà provveduto, successivamente, (e ciò perché è necessario conoscere il nome, il titolo, la sigla ecc. dei Filosofi Incogniti) al rilascio delle Bolle relative fermo restando che, fino alla loro distribuzione, le logge stesse possono e debbono lavorare come per il passato e il presente. Desidereremmo peraltro conoscere la composizione della loggia segreta “M.d.P.” in quanto la concessione di una simile qualifica ci impone di essere al corrente del segreto medesimo. Anzi – diremmo con più logica e tradizionalmente – autorizzando cose comunque segrete, di conseguenza, ne diveniamo del loro segreto promotori e perciò doverosamente e di pieno diritto ci compete l’obbligo, di fronte a tutti i martinisti, di conoscere perfettamente chi del segreto è compartecipe. Ti saremo poi grati se ci specificherai cosa intendi per “Loggia madre “, quali sono le prerogative che le competerebbero, e ciò perché il N.V.O. – come ben sai – non è una organizzazione massonica, e sul titolo di ” madre “, pertanto, sarebbe necessario promulgare un decreto che, comunque, non potrebbe andar oltre a una qualifica prettamente e assolutamente onorifica. In ordine ai chiarimenti sul Regolamento promulgato dal G.M.G. riteniamo che quanto Ti pare oscuro sia implicito nel testo stesso e negli articoli che si riferiscono ai SS.II.II.: è quanto mai difficile che si verifichi il caso di dimissioni. Circa il giuramento dobbiamo sottolineare che il Martinismo non è azione segreta, né chiede ai componenti della sua catena altro segreto oltre quello di non rivelare mai il nome del suo iniziatore (…). Ci pare di aver dato esauriente risposta ai quesiti postici. Se altri dubbi Ti assillano Noi siamo pronti ad accogliere fraternamente quanto non sia contrario a ciò di cui fummo e siamo Custodi, indubbiamente indegni, certo fedeli (… ) (6).
Passati gli statuti nell’ultima stesura modificata da Artephius e Aldebaran (G.Ventura), restava da sistemare la questione dei rituali, sui quali sia Artephius che il suo Aggiunto nicchiavano, ritenendo più che sufficienti il ritualino 1946 redatto da Flamelicus e i quaderni iniziatici di Papus risalenti alla fondazione dell’Ordine nel 1887-91. Nebo (Brunelli), intanto, continuava ad effettuare lavori e iniziazioni su basi magiche (o teurgiche) e con un cerimoniale più << gnosticista >> che martinista. Aldebaran (G.Ventura) attendeva di incontrarsi con Hermete, martinista fin dai tempi di Porfirius, che avrebbe compreso il punto di vista della Grande Montagna dalla quale proveniva la legittimità martinista e che, in ogni caso, era la sola autorità che poteva promulgare nuovi rituali. Ma Hermete non si era più fatto vivo e le richieste rivolte da Aldebaran (G.Ventura) a Nebo (Brunelli) per conoscere dove contattarlo si risolsero nella seguente risposta: « (…) Hermete è passato per l’Italia, ma non ha più dato notizie di sé, del resto egli non fa parte del N.V.O. e pertanto si può considerare sin da ora l’opportunità di voler trascurare la sua persona (almeno per ora). Propongo in sostanza di procedere alla unificazionealmeno dei quaderni d’istruzione per i singoli gradi tralasciando la unificazione dei rituali o rimandandola ancora per qualche tempo, si potrebbe semmai esaminare l’opportunità di unificare i diversi rituali non iniziatici e cioè aperture e chiusure dei lavori sia nei primi quattro gradi sia in sede di Collegio, egualmente dicasi per le grandi investiture delle diverse cariche dell’Ordine ecc. (se ve ne sia bisogno). Per la unificazione dei quaderni -prevedendo quanto sopra-chiesi a suo tempo a Manas (Bandarin) di volermi inviar copia di quelli da lui posseduti, mentre io avrei consegnato i nostri, cosa che io feci mentre lui o per il troppo lavoro o per il sopraggiungere delle sue ferie non ha fatto>> (7).
Il successivo 25 agosto in una lettera a Manas (Bandarin), non comunicata al Gran Magistero, Nebo (Brunelli) scriveva: « …Non posso –ovviamente- approvare una commissione per i ritualicomposta da te ed Aldebaran (G.Ventura); il mio gruppo (che conta più della metà dei membri dell’Ordine chi lo rappresenterebbe? (…). Per Hermete ho già scritto ad Aldebaran (G.Ventura) che non dovrebbe farvi soverchio affidamento ed ho proposto la sua sostituzione (anche su ciò non mi ha risposto) ».
Tornava a galla la faccenda del « mio » gruppo quasicché in Ancona non si fosse giunti a una unificazione nella quale quel gruppo si era « reinserito nell’unica autentica filiazione martinista », rifacendosi « alle fonti tradizionali della linea di Papus trasmesse senza interruzione attraverso Sinesius, Flamelicus, Artephius ». Ma a quel gruppo, i quaderni di Papus non bastavano. Ci volevano, come vedremo, i rituali di Ambelain modificati da Nebo (Brunelli).
Ad evitare polemiche Aldebaran (G.Ventura), anche per seguire i suggerimenti di Artephius fermi sui principi tradizionali, accantonò la questione rinviandola a dopo la promulgazione degli statuti. E commise un errore perché se tutto fosse stato risolto vivente Artephius, anche a costo di qualche sacrificio, probabilmente non si sarebbe verificato quanto accadde poi.
L’Ordine si trascinò in tal modo per qualche tempo seguendo una tattica disposta da Artephius il quale suggeriva di mantenere in perfetta efficienza i vecchi gruppi già dipendenti dalla Grande Montagna lasciando pure che i reinseriti sperimentassero (come doveva poi chiamarle il Superiore Incognito Iniziatore Immanuel, Gran Tesoriere dell’Ordine) le « franceserie ». Un temporeggiamento -sosteneva il Gran Maestro- avrebbe col tempo prodotto i suoi frutti quando gli « sperimentatori » si sarebbero accorti che da quella linea nulla si poteva ricavare.
Si giunse in tal modo all’incontro, organizzato da Manas (Bandarin), e autorizzato dalla Grande Montagna (8) fra i rappresentanti dell’Ordine Martinista francese facente capo al figlio di Papus e quelli tlell’Ordine italiano.
I lavori si svolsero a Venezia il 6 giugno 1965 presenti Philippe Encausse, Jacqueline Basse, Gérard Buisset, Christiane Buisset (Francia), Gustav Lambert BrLay (Belgio), José de Vya (Spagna e America del Sud) per l’Ordine Martinista francese e Artephius’ Aldebaran (G.Ventura), Nebo (Brunelli), Altair per quello italiano (9). La loro conclusione si riassume nel trattato di amicizia riportato in italiano e francese (testo a fronte) su due pergamene dipinte e cesellate a mano da Manas (Bandarin). Eccone il testo:
« Gli Ill.mi fratelli Philippe Encausse, Gran Maestro dell’Ordine Martinista in Francia e Ottavio Ulderico Zasio, Gran Maestro dell’Ordine Martinista in Italia, assistiti rispettivamente da (sono riportati i nomi e cognomi dei SS.II sopra indicati) scambiandosi il fraterno abbraccio, sotto gli auspici del Filosofo Incognito nostro venerato Maestro e nella memoria del Gran Maestro Gérard Encausse (PAPUS) e del suo Maestro spirituale PHILIPPE. »
« Riaffermano e consacrano la reciproca fraterna Amicizia loro e dei Martinisti di Francia e d’Italia, uniti nella catena mistica, la mano nella mano, il cuore sul cuore, gli occhi negli occhi, il piede sulla stessa via, ed auspicano un sempre più profondo scambio di rapporti, sul piano umano come su quello miziatico, affinché l’unione spirituale fortifichi, incoraggi e solleciti le naturali doti e favorisca l’azione di ogni Martinista volta alla costituzione di sé stesso e del suo Tempio interiore, alla reintegrazione e all’amore del prossimo. »
« Davanti alle Luci con amore, allo Zenith di Venezia (Seguono le frme dei due Gran Maestri e dei Grandi Ufficiali indicati)» (10).
Alla cerimonia assistevano numerosissimi i martinisti veneziani e altri giunti per l’occasione fra cui i SS.II. Hermete, Ignis, Immannel, Zorobabel, Cuntactor Myriam, Aristides, rispettivamente rappresentanti il primo quale Vice di Robert Ambelain l’Ordine degli Eletti Cohen, gli altri nell’ordine le Colline di Genova, Napoli, Bologna, Venezia, Milano e Trieste).
Purtroppo, poco dopo questo avvenimento, la malattia del Gran Maestto Generale scoppiò in tutta la sua virulenza e Aldebaran (G.Ventura) si trovò ad affrontare una situazione (quella della ormai certa successione) che si presentava quanto mai laboriosa e difficile. Quasi contemporaneamente si ammalò anche Manas (Bandarin) ragion per cui, in uno scambio di lettere fra Aldebaran (G.Ventura) e Nebo (Brunelli) fu presa in esame la possibilità di far scattare l’articolo 8 degli statuti sull’impossibilità del Gran Maestro. Ma non ce ne fu bisogno. Il 3 gennaio 1966 Aldebaran (G.Ventura) accompagnava in ospedale per la terza volta nel volger di pochi mesi il suo Maestro ed amico e all’alba del 5 gennaio Artephius si spegneva senza sofferenze. La successione era aperta.
Il 7 gennaio Aldebaran (G.Ventura), dopo aver recuperato tutti i documenti dell’Ordine, comunicava ai componenti del Supremo Collegio, ai Filosofi incogniti e ai liberi iniziatori isolati la morte del Gran Maestro Generale ed assumeva la Reggenza in attesa di convocare il Supremo Collegio per l’eventuale verifica della Successione o per l’elezione del nuovo Gran Maestro in seno allo stesso Collegio (11).
Nel periodo di questa Reggenza, Aldebaran (G.Ventura), preoccupandosi della necessita di porre l’Ordine in buone condizioni per passarlo a colui che sarebbe stato eletto, ebbe un interessante scambio di corrispondenza con Nebo (Brunelli) (che da Ancona in poi aveva assunto l’incarico ad interim di Gran Segretario) sia sulla successione, sia sull’organizzazione, deciso, com’era, a rifiutare ogni possibilità di sua assunzione alla carica vacante, e a rientrare nei ranghi. In proposito riportiamo alcuni brani delle lettere scambiate.
Il 25 febbraio, Nebo (Brunelli) trattando della successione scriveva: « …eleggere un nuovo Gran Maestro. Ovviamente poiché né io, né i miei amici abbiamo desiderio di ricoprire tale carica, poiché è bene che il Gran Maestro sia sufficientemente valido, sin da ora io mi permetto di porre la tua candidatura » (12).
Il 4 marzo il Reggente rispondeva: « Se, come è nelle mie speranze Manas (Bandarin) potrà riprendere la sua attività spirituale, penso ch’Egli sia la persona più adatta a guidarci ora e in avvenire anche se -auguriamoci che così non sia- potrà muoversi poco. La sua casa a Mogliano sarà sempre aperta a tutti i fratelli e dobbiamo contare anche su sua moglie, appassionata sorella martinista. Pertanto è mio desiderio ch’egli sia l’Eletto e fino a quando non saremo in grado di giudicare se potrà o meno riprendere la sua attività, penso sia opportuno mantenere la Reggenza (…) perché, almeno per il momento, non si parli della mia candidatura ». Più avanti, ricordando Artephius, scriveva: « Dirò che avrei potuto farmi firmare tutte le carte che volevo e non lo feci perché pensavo, con richieste di questo genere, di turbarlo con il pensiero della morte. Lui, però, una carta l’aveva firmata: era stata scritta ancora quattro o cinque mesi prima. Me la tengo : non ho intenzione di tirarla fuori se non ne sarò costretto. Desidero che tutto sia fatto come prescritto, che il più degno sia l’Eletto » (13)
Nulla si poté fare, invece, per l’organizzazione amministrativa (e tanto meno iniziatica) dell’Ordine, stante le diversità di vedute e il rafforzarsi di quel dualismo che la posizione presa, subito dopo il Convento d’Ancona, dal gruppo proveniente dai cosidetti Cohen, rendeva sempre più pericoloso. Si giunse in tal modo, fra decreti del Reggente, ignorati dalla Gran Segreteria, e lettere non ufficiali polemizzanti sui poteri del Reggente e sulle prerogative personali dei SS.II., al 26 giugno e alla riunione del Supremo Collegio, a Mogliano veneto, in casa di Manas (Bandarin), parzialmente ristabilito, e alla sua unanime proclamazione a Gran Maestro generale.
Dal verbale firmato da Aldebaran (G.Ventura), Nebo (Brunelli), Emmannel, Lysis, Sirius e Altair, si evince che. « dopo le relazioni dei fratelli Nebo (Brunelli), facente funzione di Gran Segretario, il Gran Maestro Aggiunto Aldebaran (G.Ventura) ha reso conto dell’espletamento degli affari durante il periodo di vacanza del Sovrano Gran Magistero. Approvate le relazioni si è passati all’elezione del S.G.M., che hanno dato i seguenti risultati: Membri in carica del Governo dell’Ordine e Supremo Collegio: sette; presenti e votanti sei (più dei due terzi previsti dagli Statuti) Manas (Bandarin) voti sei. Il fratello Manas (Bandarin) è stato quindi eletto alla unanimità. Il Supremo Collegio ha poi provveduto alla imposizione delle mani per la solenne investitura ed ha fatto atto di sottomissione pronunciando e firmando le solenni sette obbedienze rituali L’Eletto ha quindi pronunciato e firmato le sette solenni promissioni rituali (.. ). Successivamente il Gran Maestro Aggiunto Aldebaran (G.Ventura) ha presentato le sue dimissioni che sono state respinte » (14).
Il Gran Magistero di Manas (Bandarin) durò esattamente 17 giorni. Nuovamente ricoverato all’ospedale di Venezia, morì il 13 luglio 1966.
La morte di Manas (Bandarin) (15) obbligò Aldebaran (G.Ventura) a recuperare gli Archivi dell’Ordine e a riprendere la Reggenza a termini dello Statuto. Avvisato immediatamente Nebo (Brunelli) quale responsabile della Gran Segreteria, dopo uno scambio di vedute con lui, diramò il decreto 11/66 in data 14 agosto 1966 col quale pose l’Ordine in meditazione per 90 giorni, decreto che riteniamo opportuno riprodurre integralmente per quanto esso lascia intendere nel suo testo dolenlte e preoccupato:
« Aldebaran (G.Ventura) S.I. Ph. Inc. Gr. Maestro Aggiunto ai membri del Supremo Collegio e ai SS.II. Ph. Inc.
Fratelli carissimi ed Elettissimi,
E’ con l’animo straziato che ci accingiamo ad assumere per la seconda volta nel breve volgere di pochi mesi la Reggenza del Nostro Venerabile Ordine. Dopo il passaggio alla Montagna Eterna del Nostro indimenticabile Maestro il R+C ARTEPHIUS S.I., autentico Iniziato quando il Nostro dolore pareva assopito, le ombre dissipate e nuova luce sorgere dalla certezza di aver trovato nell’Eletto fratello Manas (Bandarin) S.I. Ia Guida che, a tutti noi, avrebbe indicato il giusto cammino da percorrere nel rispetto della Tradizione e dei dettami dei Maestri passati, ecco che una nuova prova ci è imposta dall’Alto. Non possiamo nascondervi, carissimi fratelli, che in questo momento in cui le ombre sembrano esserci molto vicine, nella fermezza di chi sa di incedere per la giusta strada che porta alla divina fonte Arethusa, meta degli Uomini di Desiderio, una preoccupazione ci assilla.
« Forse abbiamo commesso qualche errore. Forse ci siamo abbandonati, con la presunzione degli pseudo iniziati, propria degli occidentali, a speculazioni o, peggio, ad operazioni che la nostra impreparazione naturale e spirituale, dovuta alla nostra etnogenia, ci impedisce di compiere in modo giusto e perfetto. Forse gli Eggregori che -nonostante i Nostri consigli e quelli di Artephius- qualcuno di noi ha voluto, recentemente e in passato, sperimentare cineticamente in opposizione a quelli vaganti e potenziali, agendo senza la necessaria, indispensabile e ciò nonostante non sempre sufficiente conoscenza delle leggi che ne regolano la formazione e l’uso, hanno scatenato forze negative che, almeno per il momento, non siamo in grado di controllare.
« Queste le Nostre perplessità, questi i Nostri dubbi. Dubbi e perplessità per cui abbiamo mantenuto il silenzio in questi trenta giorni, successivi al passaggio sulla Montagna Eterna del nostro Sovrano Gran Maestro Manas (Bandarin) S.I. Ci è noto, per la fraternità e la lunga e costante amicizia che a Lui ci univa, com’Egli apprezzasse il silenzio e la meditazione, così come il Nostro Maestro Artephius consigliava ed applicava la prudenza. Per questo ci siamo chiusi in Noi stessi certi di onorare, così, e soltanto così, la memoria di Manas (Bandarin).
« Fratelli carissimi,
« Ritornando, seppure indegnamente, a riassumere la Reggenza del N.V.O. è Nostro vivo desiderio che questa Reggenza sia un’autentica Guardia; che siano chiarite le ombre e che la luce ritorni piena, inoffuscata, prima che ci si accinga alla Successione.
« L’azione -e la necessità- consigliano e si compendiano in questo momento nella parola MEDITAZIONE.
« Poniamo quindi il N.V.O. in Meditazione: ognuno di voi si chiuda in sé stesso e mediti con la propria coscienza, e tragga da questo esercizio tutte le indicazioni necessarie per sé e per il Martinismo. Scacci le ombre, anche se erroneamente non le ritenne tali; chiarisca i suoi dubbi chiamando in sostegno la Verità, ricordi che la Kabbalah insegna che la Verità (Emet= Aleph, Mem, Tau) è tale se possiede l’Aleph; ma è soltanto Morte (Met =- Mem, Tau) se l’Aleph manca. Rifletta ognuno sulle vie seguite, anche in segreto, e sia pronto a rinunciarvi se sono errate o a rinunciare ad esser membro del N.V.O. La sua appartenenza ad una catena che cerca lo Zenith ne provocherà l’interruzione s’egli, invece, cerca il Nadir. È molto facile sbagliare perché i due punti sono simmetrici, ambedue rappresentano il vertice di una via, ma sono opposti. Chi di noi, al presente, nel recente o nel lontano passato ha confuso il Nord con il Sud ed ha rotto l’equilibrio del Pentacolo Martinista? Chi ha disturbato la quiete degli Eggregori vaganti, sia pure in buona fede? Ciò deve essere chiarito affinché il cono d’ombra scompaia e la luce ritorni a noi tutti.
« Per tutto ciò, avvalendoci dei poteri Magistrali a Noi rimessi automaticamente dalla Successione vacante, ordiniamo, decretiamo e disponiamo:
A partire da oggi e per la durata di 90 (novanta) giorni 1’Ordine Martinista è posto in Meditazione. Ogni membro del Supremo Collegio disponga secondo i poteri che gli competono nella sua giurisdizione perché i Ph.Ph. Inc.Inc. provvedano a tenere opportune conferenze in loggia e dar suggerimenti adatti ai FF. e SS. isolati affinché tutti i martinisti si adeguino al colloquio con sé stessi e ne traggano le indispensabili e necessarie conclusioni. Il Supremo Collegio sarà convocato allo scadere di tale termine per trarne il ” giusto e perfetto ” dal tempo di Meditazione, dare disposizioni e fissare la data per le operazioni di Successione.
« Che la pace sia con tutti noi e la Verità ci sia di guida nella nostra meditazione.»
« Con tutti voi, davanti alle luci Aldebaran (G.Ventura) S.I. » (16).
I richiami alle operazioni mantiche o magiche, o di altro genere, erano evidenti così come il suggerimento di ricercare la via della fonte Arethusa e lo Zenith. Ma gli scambi di vedute con Nebo (Brunelli) e le pretese di chi dichiarava di possedere poteri « sacerdotali e regali », nonché le pressioni di un gruppo che si esprimeva per un inserimento totale nell’Ordine « ricostituito ín Francia » (17) suggerirono al Reggente di prender tempo prima di convocare il Supremo Collegio per l’elezione del nuovo Gran Maestro.
In una sua lettera del 2 novembre 1966 a Nebo (Brunelli), Aldebaran (G.Ventura) lo poneva al corrente delle sue perplessità:
« … Sarei grato alla tua cortesia se finalmente, potrò avere gli indirizzi precisi dei Filosofi Incogniti delle altre province ai quali indirizzarmi direttamente. Penso che un contatto diretto, umano, possa rappresentare una fonte d’unione che finora è mancata. Il fatto stesso che la Gran Maestranza sia stata finora considerata pressoché assente può -a mio avviso- aver creato o rafforzato quel senso di frattura che già esisteva tra i due gruppi riunitisi ad Ancona. Dev’essere ben chiaro che non ci possono essere dualismi: che i Cohen sono una cosa e il Martinismo un’altra. Né l’uno può impedire l’altro e viceversa, ma non devono interferire » (18).
Fino a metà luglio del 1967 proseguirono gli scambi di idee, insistendo Nebo (Brunelli) sulla necessità di eleggere un Gran Maestro e di unirsi ai francesi mentre da parte del Reggente si insisteva, prima, sulla necessità di dare all’Ordine un indirizzo unico e costruttivo. Va detto che Nebo (Brunelli) sottolineava la sua indisponibilità per la carica di Gran Maestro pur sostenendo la necessità di passare all’obbedienza francese. Dopo un suo incontro con Hermete, Nebo (Brunelli) scriveva:
« Hermete mi ha parlato della Gran Maestranza dell’Ordine e io chiaramente ho fatto comprendere che una mia eventuale decisione in merito è condizionata, appunto, dalle tue decisioni. Detto fra noi non mi sento né sufficientemente preparato, né pronto, né convinto della validità di una futura scelta della mia persona » (19),
Albebaran rispondeva il 27 aprile ribadendo il suo giudizio
« (…) Forse mancano i contatti, forse si è proceduto con troppa leggerezza alle iniziazioni sulla base di idee che nulla hanno a che fare col Martinismo. Per questo mi par necessario che le tenute dei gruppi, più che interessarsi di questioni o di esercizi purificatori, di raduni a tempi propizi, di chiamate o tentativi di influenzare eggregori, siano da indirizzarsi verso un’istruzione generale, chiara, che crei l’intima coscienza di quel che si deve fare e di quel che si vuol raggiungere. Altrimenti, con il pressapochismo di cui non mi mancano gli esempi, i nostri sforzi si ridurranno a raccogliere intorno a noi gente che si sollazza con forme di spiritismo o con pretese parapsichiche o, peggio ancora, con esercizi di ginnastica, tutte cose che si possono fare benissimo iscrivendosi a una palestra o partecipando a riunioni di radiestesisti o alle sedute col tavolino a tre gambe (…) Per quel che si riferisce alla Gran Maestranza vacante non sono del tutto contrario a studiare il rientro nell’Universale: però, secondo la volontà del mio Maestro Artephius e anche il parere del povero Manas (Bandarin), la strada presa da … non mi pare quella giusta. Si dovrebbe perciò studiare una unione amministrativa con ampia libertà di applicare in Italia quanto sta alla base degli insegnamenti di Papus, Sacchi, Allegri, Banti, Porciatti e Artephius »
Nebo (Brunelli) prendeva la palla al balzo e il 4 maggio, lasciando pressoché senza risposta quanto si riferiva all’istruzione martinista, ribatteva il tasto sull’affìancamenio ai francesi, senza curarsi che il Reggente aveva accennato a « studiare» e non a « riconoscere »: « … come lo ero la volta scorsa, resta inteso che la mia preferenza e i miei voti vanno a te » e proseguiva più avantì. « per quanto concerne il futuro dell’Ordine mi sembra che si sia di piena intesa: unione amministrativa con il Martinismo [??] e ciò si traduce in pratica nel riconoscimento puro e semplice di Papus (20) come Sovrano mentre il Gran Maestro italiano verrà da lui riconosciuto » (21).
Il l6 luglio tornava alla carica suggerendo la convocazione del Collegio dei SS.II. che avrebbero discusso su tutte le questioni, oppure « qualora, per contro, tu volessi assumere la carica, allora poiché sia io, sia gli altri saremmo concordi (come sai da parte mia né da parte.dei SS.II.II. provenienti dal mio ex ramo esistono candidature di sorta tranne la tua) >> sarebbe bastato procedere alla cerimonia d’investitura: « Nell’uno o nell’altro caso – aggiungeva subito dopo- sarebbe bene scambiarsi qualche idea ( … ) Non è necessario che ti ripeta le mie, te le riassumo: 1 ) Reinserimento dell’Ordine con riconoscimento da parte nostra di Papus come sovrano; 2) Conservazione dei rituali in uso nei nostri due rami e unificazione successiva e progressiva in rapporto alle scelte che i SS.II.II. vorranno operare …» (22).
L’insistenza nell’offerta della Gran Maestranza, l’accenno al Martinismo in un modo che poneva quello italiano, contrariamente al vero, nel limbo, l’uso della parola « reinserimento » riferendosi a un Ordine, quello francese, « risvegliato » nel 1951, cioè trent’anni dopo la dichiarata universalità del Martinismo italiano riconosciuto in Ancona come il legittimo e Universale (23), l’accenno alla conservazione dei rituali « dei due rami » e l’eventuale unificazione « in rapporto alle scelte » ecc. (il Reggente, che, dopo Ancona, non aveva creato nessun S.I. sapeva che in un confronto fra SS.II.II. sarebbe stato posto in minoranza con la conseguenza che la tradizione papusiana sarebbe andata a carte quarant’otto) nonché una serie di notizie giunte dalla Francia, risvegliarono le perplessità del Reggente
che non mirava affatto al Gran Magistero ma a conservare all’Ordine la sua linea ortodossa e tradizionale. Aldebaran (G.Ventura) ritenne quindi opportuno raccogliere dati più precisi sulla situazione francese e, a tal uopo, ebbe un incontro con Ermete e, successivamente, con alcuni illustri fratelli della diaspora di Flamelicus e di Artephius che lo spinsero a vincere la sua riluttanza ad assumere il Gran Magistero, già da lui rifiutato dopo la morte di Artephius.
« Ho molto riflettuto — scriveva il Reggente il 22 luglio -In coscienza non vedo- e non te ne avere a male anche se devo tener conto dell’età- chi possa assumere -fra noi- un compito tanto pesante. Se tu sei d’accordo, anche se io, per primo, non me ne sento all’altezza, lo farò per non creare frizioni e non abbandonare una strada di cui conosco -sia pure soltanto come storico e compartecipe- quale sia la destra e quale la sinistra. Naturalmente avrò bisogno del tuo appoggio e di quello di tutti i Filosofi incogniti che dovranno esser veri collaboratori diretti e non dovranno lasciarsi trascinar fuori della catena dal desiderio di “tentare” nuove vie e nuove sperimentazioni. La linea è una, non ci può esser dubbio, ed è necessario seguirla se si vuol concludere qualche cosa » (24).
La linea che il Reggente intendeva seguire se eletto, era chiaramente dichiarata. Il successivo 16 ottobre era promulgata la convocazione del Supremo Collegio a Bologna, per il 5 novembre, per l’elezione del Gran Maestro generale. Aldebaran (G.Ventura) risultava eletto con 5 voti su sei membri presenti, e una astensione.
Alle dimissioni presentate dal Collegio composto dai SS.II. Nebo (Brunelli), Lysis, Sirius, Emmanuel e Altair (assente Cebete) il neo eletto, ricevute le sette solenni obbedienze e fatte le sette solenni promissioni, riconfermava i suoi elettori nelle cariche ricoperte e, con l’assistenza del Collegio, eleggeva Nebo (Brunelli) Gran Maestro Aggiunto (25)
1 A.0.M. – Tesoro, pag. 32 del Registro verbali
2 A.O.M. – Statuti Bozze e Minute. Si erano ampliati i poteri del Gran Magistero, quelli del Gran Maestro Aggiunto, abolite quasi tutte le cariche di Loggia e altre, tolti di mezzo i giuramenti, abolito il tribunale, ridotto il numero dei componenti necessari per costituire un gruppo (4, secondo la tradizione), diminuiti i poteri dei Gran Maestri regionali stabilendo, anche, determinate regole per la concessione dei poteri iniziatici.
3 A.O.M. – Statuti.
4 Ibidem
5 I1 riferimento era alla delega generale e plenipotenziaria ad vitam
6 A.O.M. citato
7 Ibidem. lettera del 4 luglio 1964
8 A.O.M. – Decreti Anno 1964: « Nos Aldebaran (G.Ventura) S.I. Summus Magister Vicarius Ordinis Martinistae (…) Attentis magistralis litteris Artephius S.I. R + C VIII M.T. kalendis november a. MCMLXI et nomis Januariis a. MCMLXIII E. V., innixi potestate jureque nostra nostraque usi acroritate magistrali A.U.T.O.S.A.G. Iod Hé Schin Vau Hé et sub auspici Ph. Inc. N.V.M., elegimus, renuntiamus, atque instituimos Venerabili Fratrer F.. B.. (Manas (Bandarin) S.l.) legatus noster et arbiter (praeter consuetudinern) Galliae – Datus, Venetia ex sede nostra Magistrali d.d. 17 aprile 1974 – Summus Magister Vicarius Aldebaran (G.Ventura) S.I. (In pede):In pleno Vidimus, Manu nostra firmatum et sigilli nostro munitum, Summus Magister Artephius S.I.M.T. – (Di fianco: In Acta relatum sub nr. 0019/64 64/LXXIII ».
9 Si pubblicano i nomi dei partecipanti esteri essendo essi noti in Francia (dominio pubblico) attraverso la rivista L’lnitiation.
10 A..O.M. – Tesoro pergamena originale.
11 Vale sottolineare la fraterna partecipazione dei martinisti francesi alla sciagura che aveva colpito l’Ordine italiano. Telegrammi e lettere giunsero da ogni parte della Francia, mentre gli italiani, salvo un paio, rimasero muti.
12 A.O.M.. – Reggenza.
13 Ibidem
14 A.O.M. Tesoro: Registro verbali pag. 34-35.
15 Manas (Bandarin) era stato ricevuto in Martinismo nel 1945 (suo iniziatore Artephius) e nel 1946 aveva già superato brillantemente gli scogli della promozione a S.I. Nel 1947, Filosoro Incognito del gruppo «Cadore>> di Cortina d’Ampezzo, era stato nominato dall’allora G.M.G. Flamelicus a capo della Loggia Amministrativa ‘Italia’ e aveva dato alacremente mano alla riorganizzazione delle province meridionali dell’Ordine. Dopo il Convento di Napoli del dicembre 1947 e la morte di Umberto Gorel Porciatti e di Flamelicus, si era posto in meditazione, riprendendo la sua attività martinista alla metà del 1958 con la fondazione del gruppo << Aletheia >> a Mogliano Veneto attività che culminò con la sua missione quale delegato speciale e ambasciatore dell’Ordine in Francia. Missione da Lui portata a buon fine, che realizzò l’incontro, a Venezia, delle rappresentanze martiniste d’Italia, di Francia, del Belgio, della Spagna e del Sud America e la firma del trattato di amicizia fra il Martinismo italiano e quello facente capo a Philippe Encausse (Cfr.: Bollettino dell Ordine Alartinirta nr. 10, 1974, pagina 9-10).
16 A.O.M. – Tesoro: Registro verbali pag. 36.
17 A O.M. – 2° Reggenza.
18 Ibidem.
19 Ibidem lettera del 12 aprile 1967.
20 Probabilmente intendeva indicare Philippe Encausse.
21 A O.M. citato
22 Ibidem.
23 Cfr.: Notiziario (gennaio ’63 -marzo ,63) dell’Ordine Martinista degli Eletti Choen nel quale riferendo sul Convento di Ancona si scriveva: « Presenti al completo le delegazioni dell’Ordine Martinista Universale (VE) e dell’Ordine Martinista degli Eletti Cohen, al termine dei lavori è stato firmato il PROTOCOLLO Dl UNIFICAZIONE DEGLI ORDINI MARTINISTI ITALIANI (…) L’Ordine Unico che è sorto dal Convento assume il nome di Ordine Martinista ». Nella stessa pagina è anche scritto: << il Convento in perfetta intesa ed unità di spirito e di sentimenti, ha preso atto delle documentazioni presentate e ampiamente illustrate e ha deciso di realizzare l’auspicata unione del Martinismo italiano rifacendosi alle fonti tradizionali della linea di Papus.»
24 A O M., citato.
25 A.O.M. – Tesoro: Registro verbali pag. 37 passim.
* I contenuti del presente capitolo sono stati estrapolati dal libro “Tutti gli uomini del Martinismo” Edizioni Atanor - Roma